L’Agenzia per la protezione dell’ambiente statunitense (Epa) ha deciso lunedì 9 Settembre scorso di ridurre prima e abolire poi la sperimentazione sugli animali. La decisione porta la firma dell’amministratore Andrew Wheeler, che ha anche annunciato 4,25 milioni di dollari di finanziamenti a cinque università per sviluppare l’uso di metodi alternativi per valutare la sicurezza delle sostanze chimiche, in ottemperanza alle indicazioni delle famose 3R “reduce, refine and replace” dei test su animali vertebrati. “Il promemoria – si legge sul sito Epa – indica all’agenzia di ridurre in modo deciso i test sugli animali”: si chiede un 30% in meno di richieste di finanziamento di studi sui mammiferi entro il 2025 e la loro completa eliminazione entro il 2035. Dopo quella data, qualsiasi studio sui mammiferi richiesto o finanziato dall’Epa richiederà l’approvazione dell’amministratore, caso per caso. Le cinque università destinatarie dei fondi per elaborare i metodi alternativi sono la Johns Hopkins University, la Vanderbilt University e il Vanderbilt University Medical Center, l’Oregon State University e l’University of California Riverside.
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“E’ il piano più completo e aggressivo della storia degli Stati Uniti per ridurre i test sugli animali”, ha commentato Anthony Bellotti, presidente di White Coat Waste Project. Per Sara Amundson, presidente di Humane Society Legislative Fund “il percorso indicato da Epa pone fine a decenni di dipendenza dai test sugli animali convenzionali come predittori del rischio per l’uomo e per l’ambiente”. Amy Clippinger del Peta Regulatory Testing Department loda l’iniziativa di Wheeler e annuncia che “Peta aiuterà le agenzie di regolamentazione e le aziende a passare a sperimentazioni non animali efficienti ed efficaci”. Il presidente di Lav, Gianluca Felicetti, ha commentato su twitter: “L’Epa, notoriamente non un covo di estremisti animalisti, va nella direzione di ridurre ed eliminerà dal 2035 gli esperimenti su animali. I metodi sostitutivi sono efficaci e costano meno”. E rivolgendosi al neoministro della Salute Roberto Speranza e al collega Lorenzo Fioramonti di Istruzione, Università e Ricerca, ha infine chiesto: “E in Italia?”.
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