È opinione diffusa che i gatti siano creature notturne, ma non è del tutto esatto: SONO piuttosto animali CREPUSCOLARI. È infatti soprattutto al tramonto (e all’avvicinarsi dell’alba) che entrano in attività dopo molte ore di riposo, proprio come il gatto selvatico africano da cui discende. Gran parte dei predatori, del resto, si comporta così, perché la semioscurità concede un vantaggio tattico non indifferente: ci si può nascondere meglio senza per questo rinunciare a una visione efficace. Gli occhi dei gatti – come di tutti i felini – sono infatti capaci di moltiplicare la poca luce esistente: ma un po’ di luce dev’esserci, e il crepuscolo è dunque il momento perfetto. Naturalmente non tutti si comportano allo stesso modo, e i millenni di domesticazione hanno parzialmente modificato il comportamento dei felini domestici.
Fra i nostri mici, Jefferson è senz’altro il più vicino al modello comportamentale originario: durante la giornata resta quasi sempre in casa, a volte sui divani a volte nascosto in una cantinetta ormai divenuta la sua tana d’elezione; ma al calar della sera esce in giardino – sempre con quel suo passo furtivo, come se ogni volta fosse impegnato in una missione impossibile – e compie le sue scorribande. È un ottimo cacciatore, e per non so quale motivo ha una predilezione per i pipistrelli, che spesso riesce a catturare con indubbia abilità aerea. La notte rientra sempre in casa, dove dorme sereno: ma non escludo che si faccia un giretto anche all’alba, sebbene in quegli orari raramente io sia presente a controllare. Sergio — invece — ha gli orari di un impiegato: la mattina esce per le sue esplorazioni e fa rapidamente perdere le sue tracce. Qualche volta l’ho incontrato molto distante da casa, ma più spesso mi rimane invisibile per tutta la giornata. A sera però – di solito un’oretta dopo il tramonto, con sconcertante puntualità – torna tutto allegro e si annuncia con un prolungato miagolio, che cessa soltanto quando lo chiamo a voce alta e gli faccio un po’ di coccole. La notte di solito resta in casa, come del resto fa anche Otto: lui però ha un’altra routine quotidiana tutta sua, strettamente legata alla mia: come ho già raccontato, ci sono tratti del suo comportamento che somigliano in modo impressionante a quelli di un cane: a cominciare dal fatto che tende a seguirmi quasi ovunque o a sistemarsi accanto a me quando lavoro o leggo. L’ho anche visto spesso esplorare il giardino da solo, verso sera, ma mai cacciare.
Lola è invece a tutti gli effetti un gatto diurno: mi è capitato più volte di incontrarla o scorgerla da lontano nel campo del vicino, in mezzo alle zolle o appollaiata su un ulivo, a passeggio nell’erba alta o seminascosta all’ombra di una siepe. È una gatta molto indipendente e sicura di sé: diversamente da Sergio o da Otto, è raro che richieda coccole e carezze, se non una volta ogni settimana o due. Ma quando lo fa, è estremamente esigente e non mi lascia finché non è pienamente soddisfatta. La più selvatica di casa è Laura, cacciatrice instancabile a tutte le ore del giorno e poco disposta al contatto fisico – tranne naturalmente quando è lei a volerlo: allora diventa incredibilmente appiccicosa, mi si spalma addosso e comincia a fare rumorosamente le fusa; dopodiché riprende la sua vita indipendente, e guai a provare ad avvicinarsi. Non l’ho quasi mai vista in casa di notte, e immagino che abbia un suo nascondiglio da qualche parte. Ma una mattina in cui ho dovuto alzarmi molto presto l’ho incontrata sotto il portico mentre correva veloce con un topolino in bocca.