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Dopo il Coronavirus Shenzhen vuol vietare di mangiare cani e gatti

Sembra essere tempo di profondi cambiamenti nel rapporto tra i cinesi e gli animali, selvatici ma anche domestici: uno dei rari “meriti” del Coronavirus. Dopo il divieto di consumo e commerciodei primi nei giorni scorsi in seguito all’emergenza sanitaria, arriva oggi la notizia che la città di Shenzhen si sta muovendo per mettere fuorilegge anche il consumo di carne di cani e gatti, abitudine magari in disuso tra le nuove generazioni urbane e occidentalizzate ma ancora legale nel paese. I nuovi regolamenti proposti dal governo della città elencano solo nove carni di animali terrestri autorizzate per il consumo umano: maiale, pollo, manzo, coniglio, agnello, asino, anatre, oche e piccione oltre a pesce e frutti di mare. Serpenti, tartarughe e rane sono stati esclusi dall’elenco approvato nonostante siano piatti popolari nel sud della Cina. Entro giovedì 5 marzo è attesa la risposta alla bozza.

LA SODDISFAZIONE DEGLI ANIMALISTI DI HSI: “DIVIETO SAREBBE ESTREMAMENTE GRADITO”

Soddisfatta Humane Society International, un gruppo che si impegna globalmente per il benessere degli animali: un divieto di mangiare carne di cani e gatti a Shenzhen ”sarebbe estremamente gradito”, ha detto a Reuters Peter Li, un loro rappresentante. Che aggiunge: “Sebbene il commercio a Shenzhen sia abbastanza piccolo rispetto al resto della provincia, questa è una città enorme, più grande di Wuhan (l’epicentro del Coronavirus, nd24z), quindi questo sarebbe molto significativo e potrebbe anche avere un effetto-domino su altre città”. Secondo le stime di Hsi, la Cina è responsabile della macellazione di 10 milioni di cani e 4 milioni di gatti a scopo alimentare ogni anno, allevati allo scopo ma spesso anche rapiti.

IL CORONAVIRUS PASSATO ALL’UOMO GRAZIE A UN ANIMALE SELVATICO COME OSPITE INTERMEDIO

Per quanto riguarda le nuove disposizioni sugli animali selvatici, gli scienziati sospettano che il nuovo virus sia passato agli umani dagli animali, sebbene quali ancora non lo si sia capito. Nel “wet market” della capitale della provincia di Hubei, Wuhan, venivano venduti tra gli altri pipistrelli, serpenti e zibetti. “Vietare il consumo di animali selvatici è una pratica comune nei paesi sviluppati e un requisito universale della civiltà moderna”, è scritto nella bozza di nuovo regolamento per la città, centro tecnologico della Cina meridionale.

A YULIN CHIUSA LA MAGGIOR PARTE DELLE ATTIVITÀ DI MACELLAZIONE DI CANI

In Cina l’attenzione al fenomeno del consumo di animali, sia d’affezione che selvatici, fa seguito all’allarme Coronavirus ma anche in questo caso si può ben dire che non tutto il male vien per nuocere. A Yulin, la città nella vicina provincia del Guangxi famigerata tra gli amanti degli animali per il festival della carne di cane, la maggior parte delle attività di macellazione di quattrozampe (nella foto sopra) ha chiuso negli ultimi due mesi a causa delle restrizioni sul trasferimento degli animali attraverso i confini provinciali, ha detto ancora Li.

Fonte: Il Sole 24 Ore