Israele è il primo Paese a mettere al bando il commercio di pellicce. Il ministro dell’Ambiente israeliano Gila Gamliel ha firmato un provvedimento per vietarne la vendita, che entrerà in vigore entro sei mesi.
Tuttavia, eccezione sarà fatta per ricerca scientifica, formazione e motivi religiosi. Non sarà proibita, dunque, l’importazione dei cappelli di pelliccia, noti come ‘shtreimel’, indossati dagli ebrei ultraortodossi.
“L’industria della pelliccia causa la morte di centinaia di milioni di animali in tutto il mondo, e infligge crudeltà e sofferenze indescrivibili – ha dichiarato Gamliel -. Usare la pelle e la pelliccia della fauna selvatica per l’industria della moda è immorale ed è certamente inutile. I cappotti di pelliccia animale non possono nascondere la brutale industria dell’omicidio che li produce. La firma di questi regolamenti renderà il mercato della moda israeliano più rispettoso dell’ambiente e molto più amichevole verso gli animali”, riporta il Jerusalem Post.
Animals Now, un’organizzazione israeliana per i diritti degli animali, ha definito la decisione una “pietra miliare storica” che salverà “innumerevoli animali dall’inferno dell’industria della pelliccia”. Anche l’associazione animalista Peta ha salutato la mossa come una “vittoria storica”, scrivendo su Twitter che “proteggerà innumerevoli volpi, visoni, conigli e altri animali dall’essere uccisi violentemente per il loro pelo”.
Nel 2019, la California è diventata il primo Stato degli Stati Uniti a vietare la produzione e la vendita di pellicce. Diverse maison della moda, tra cui Gucci, Giorgio Armani, Versace, Furla, Prada, Michael Kors e Jimmy Choo, hanno abbracciato da tempo la filosofia fur free.